Pensiero del giorno

•‎In un momento della vita, al momento giusto, bisogna poter credere all'impossibile Christa T. - di Christa Wolf

domenica 3 luglio 2011

Monica Guerritore: «Oriana diceva, me ne frego dei guelfi e vaff... ai ghibellini»

«Cos'è che disturba, l'indipendenza di giudizio? Io me ne sto per i fatti miei. Ho cercato di mitigare la mia fierezza. La compagnia delle persone che si dichiarano intelligenti mi provoca stanchezza, un disgusto che somiglia al disprezzo totale». Era così Oriana Fallaci, schietta e sprezzante contro ogni conformismo. Libera, non c’è altra parola per definire un personaggio come lei.

Per lungo tempo, la politica ha cercato di includerla entro recinti di destra o di sinistra, senza mai riuscirci. Il mondo intellettuale diventa piccolo e distante dalle cose del mondo, intriso solo di velleità, quando si schiera rinunciando ad ogni forma di indipendenza e autenticità. Monica Guerritore, interpreterà Oriana Fallaci a teatro. Portando in scena, per la prima volta al Festival dei due Mondi di Spoleto, l’Oriana stanca e malata dell’ultimo e doloroso periodo della sua vita. Mi chiedete di parlare… è il titolo dato alla kermesse, nata da un’idea di Emilia Costantini, che si svolgerà in forma di un “immaginario confronto” con la grande giornalista e scrittrice. Una sorta di intervista, a cavallo fra il tempo presente e un tempo andato, dove le parole di alcuni grandi interpreti della realtà, come fu la Fallaci, risuonano ancora di spiazzante attualità.

La pièce viene coprodotta dalla fondazione Corriere della Sera, e nella prossima stagione teatrale, verrà portata sul palcoscenico del teatro Piccolo di Milano e del teatro Valle di Roma. Due realtà teatrali di grande spessore culturale, che rischiano di chiudere i battenti. Monica Guerritore, ritorna sul palcoscenico con un altro grande personaggio, dopo aver replicato con successo lo spettacolo dedicato a Giovanna D’Arco, della Fallaci dice: «Ciò che a mio avviso la rende teatrale, degna di essere portata a teatro, è il fatto che è un personaggio che si presta alle metafore. Ha una fisionomia tragica. Più che un’eroina classica, è un grande personaggio maschile, perché odiando la morte si nutre di morte. Lei che si è spesa per la libertà durante l’intera esistenza e combatte la morte da quando ha memoria di sé.... La morte è il cibo della vita - diceva - e all'inizio nasce come contrapposizione al desiderio di libertà, di diritti civili». Oriana Fallaci, poco prima di morire fu premiata con l’Annie Taylor Award, l’importante riconoscimento del Center For Study Of Popular Culture americano, che le assegnò il premio, dopo il coraggioso articolo della giornalista, pubblicato sul Corriere della Sera, all’indomani dall’attentato dell’11 settembre a New York. La Fallaci scrisse: «Sì, sono contro l' Islam, una religione che ogni minuto controlla l' esistenza degli esseri umani. L' Islam non è neanche una religione: è una tirannia, una dittatura, il solo credo che non abbia mai compiuto un’ opera di riforma, di autocritica. Ed ora vorrebbero imporla a noi». Dura, radicale e controcorrente, non per puro narcisismo, ma per convinzione nelle cose che aveva visto e descritto con i propri occhi e vissuto sulla sua pelle, durante tutta la sua vita da reporter. Come quando scrisse Un uomo, libro dedicato al suo grande amore Alekos Panagulis reso prigioniero e torturato dai Colonnelli greci nel 1968. «Il poeta ribelle, l’eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara. Anche se non combina nulla di immediato e di pratico, anche se si esprime attraverso bravate o follie, anche se viene respinto e offeso, egli muove le acque dello stagno che tace, incrina le dighe del conformismo che frena, disturba il potere che opprime».

Manuela Caserta

Pubblicato su Il futurista online il 03 lglio 2011

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