Pensiero del giorno

•‎In un momento della vita, al momento giusto, bisogna poter credere all'impossibile Christa T. - di Christa Wolf

lunedì 10 ottobre 2011

"Io sono lì" fuga e perdita di un'identità...

Per celebrare il poeta cinese Qu Yuan (III sec. a.C.) secondo la tradizione popolare, si accendono delle piccole lanterne rosse che si lasciano galleggiare cullate dall’acqua. L’acqua è il simbolo del fiume Milou, dove il poeta si gettò legandosi a una pietra, quando decise di suicidarsi. La sua gente tentò disperatamente di salvarlo, cercandolo a lungo nel fiume a bordo delle cosiddette barche drago, gettando riso ai pesci per tenerli distanti dal suo corpo, ma non ci fu niente da fare. Si disse poi che il poeta morì a causa di un drago del fiume. Io sono lì comincia così, con la celebrazione di un’antica tradizione popolare cinese, nell’acqua di una vasca da bagno, lontano da fiumi e terra d’origine. Shun-Li è il nome di Zhao Tao la bravissima protagonista del film, emigrata in Italia pagando un debito da estinguere lavorando, alla mafia cinese, e lasciando il cuore in Cina dove ha dovuto lasciare anche il figlio insieme al padre. Storia di emigrazione, ambientato tra Roma e Chioggia, dove Li verrà spedita a lavorare. Le atmosfere neorealiste lagunari incupiscono il film, avvolgendolo in una malinconia invernale che solo una sceneggiatura (regia e sceneggiatura di Andrea Segre, co-sceneggiatore Marco Pettenello) ben fatta, è capace di mitigare strappandoti dalla fuga. La poesia è il mood in sottofondo del film, che arriva dall’acqua, da quella laguna che Shun-Li definisce in una lettera al figlio, una donna calma e misteriosa. Filtra la luce calda del tramonto, che passa attraverso gli sguardi dei due protagonisti del film, entrambi stranieri entrambi senza più radici. L’umorismo dei pescatori che si ritrovano puntualmente al bar, è la pantomima della finta accoglienza riservata allo straniero. Va tutto bene, fino a quando lo straniero non sconfina nella tua quotidianità, a piccoli e timorosi passi. Così, quando nasce una tenera amicizia tra Li e Bepi il poeta pescatore della laguna, gli amici di sempre seminano diffidenza e razzismo, trincerandosi nella cultura del sospetto. Le atmosfere mi hanno ricordato un’altra bellissima opera prima, Dieci inverni di Valerio Mieli. Io sono lì è titolo e significato dell’intero film, racconta il silenzioso dolore che vive nelle vite in fuga di interi popoli, la dissociazione e l’automatismo con i quali si ripetono giorni uguali a se stessi, tutto finalizzato ad affrancarsi da un debito di libertà. Pochi giorni fa si è celebrato il 62esimo anniversario dalla nascita della repubblica popolare cinese, e una gigante lanterna rossa alta 15 metri e larga 50 è stata allestita in piazza Tienanmen, la stessa piazza simbolo della violenta repressione del 1989. Un film esile che tocca delicatamente note profonde, dove emerge la fotografia di un pezzo di bel Paese eternamente in attesa, triste, vecchio e ignorante.
Un Paese dove la poesia non basta più…

Manuela Caserta

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