Pensiero del giorno

•‎In un momento della vita, al momento giusto, bisogna poter credere all'impossibile Christa T. - di Christa Wolf

mercoledì 16 novembre 2011

Governo Monti: Il velinismo è acqua passata...

Se volevamo la rottura col passato, c’è stata. Almeno nei fatti, i nomi espressi dal neo-governo Monti risultano essere di specchiata levatura istituzionale, seppur con qualche feeling di troppo con il mondo finanziario. Solo tre donne su 17 ministri, cinque senza portafoglio, fra i quali spicca il braccio destro del neo presidente del Consiglio Mario Monti, Enzo Moavero Milanesi, designato ministro agli affari Europei, che ricoprì il ruolo di capo di gabinetto di Monti a Bruxelles, ma in passato fu già consigliere di Amato e Ciampi a palazzo Chigi nel 1992/1993. Specializzato in antitrust, all’età di 57 anni è giudice presso la Corte Europea di giustizia di Lussemburgo. Solo tre donne dicevamo, ma designate per la prima volta, nei ministeri che contano. Alla Giustizia, la neo ministra Paola Severino, ci auguriamo ci faccia dimenticare presto i colleghi di centrodestra che l’hanno preceduta, su tutti Castelli e Alfano. Paola Severino, avvocata penalista, vicerettore della LUISS, consulente di banche e associazioni, già consigliera nello staff dell’ex ministro di grazia e giustizia Giovanni Maria Flick. Ha rivestito anche la carica di vicepresidente del consiglio della magistratura militare nel 2001, impegnata sul fronte femminile le è stato assegnato il premio Bellisario. Una lunga carriera da penalista, che ha difeso nomi eccellenti delle istituzioni e dell’imprenditoria italiana, come Prodi, Geronzi e Francesco Caltagirone, e ha ricoperto anche la carica di difensore dell’unione delle comunità ebraiche nel processo contro l’ex ufficiale delle SS Erich Priebke. La si vuole politicamente un tantino vicina al centrodestra, nel 1993 infatti fu Berlusconi a nominarla commissario della Consob. Anna Maria Cancellieri, prefetto di lungo corso che all’età di 77 anni (a quanto pare pochi per andare in pensione) assurge all’apice della carriera, ricoprendo il ruolo più alto, ministro dell’interno. Una poltrona da sempre d’impronta maschile, che proprio un governo tecnico d’emergenza, ha stavolta assegnato ad una donna, di lunga e prestigiosa esperienza. Era stata da poco nominata commissario prefettizio del Comune di Parma, ma a giudicare dal suo esordio professionale probabilmente era destinata a chiudere il cerchio della sua lunga carriera lì dove l’aveva intrapresa. A 19 anni infatti cominciò a lavorare presso la presidenza del Consiglio, mentre dalla laurea in scienze politiche in poi, ha proseguito una carriera abbastanza lineare da funzionaria del ministero dell’interno, svolgendo il ruolo di prefetto in numerose città italiane. Elsa Fornero, nominata ministro per il lavoro e alle politiche sociali, torinese elegante e sobria in linea con il mood del nuovo governo. Economista, con una cattedra presso l’università di Torino, entra a far parte del vertice di Banca Intesa nel 2010, entrando così di fatto nelle segrete stanze del potere maschile. Fondatrice del Cerp (Centre for Research on Pensions and Welfare Policies, Collegio Carlo Alberto) e di un istituto di studi superiore riconosciuto dal British Council. Consulente per la Banca Mondiale, esperta di pensioni, promotrice di una politica per lo sviluppo legata all’occupazione giovanile. Pare sia stato scritto da lei un capitolo che fa parte delle linee programmatiche pluriennali della Compagnia di San Paolo dal titolo “genere e generazioni”. Nelle intenzioni ispira fiducia, nella pratica ci auguriamo di non smentirci. A giudicare dai curricula delle neoministre, il velinismo berlusconiano sembra proprio esser stato rottamato e riposto nel passato remoto. Bocciata la politica con le sue spartizioni partitocratiche, l’algido Monti ha confezionato un governo tecnico di precisione chirurgica, quasi una costola della stessa cellula che ha partorito Nikita. E se davvero si trattasse della terza Repubblica, ben venga, sempre che sconfitto il berlusconismo, non tocchi difenderci dal sottile connubio bancario-vaticanista che aleggia all’ombra del neogoverno.

Manuela Caserta