Pensiero del giorno

•‎In un momento della vita, al momento giusto, bisogna poter credere all'impossibile Christa T. - di Christa Wolf

mercoledì 26 giugno 2024

Riforma Tax Credit 2024, ovvero il parto delle nuvole pesanti. Quale futuro per il cinema italiano?

 

 

"Sul cinema è in corso una grande opera di moralizzazione", con questa frase il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, in una recente intervista resa durante un evento pubblico del quotidiano Il Foglio, annunciava misure draconiane che secondo il Ministro dovrebbero riequilibrare le finanze del settore, riducendo sprechi e abusi commessi con “i soldi degli italiani”.

 

In modo esplicito ma anche semplicistico Sangiuliano, omettendo ogni riferimento a persone o fatti realmente esistiti, nell’intervista spara cifre a sei zeri per sostenere che nel magico mondo dei fratelli Lumière, i contributi statali finiti sotto la voce regista del bilancio dell’opera, spesso superi di gran lunga la metà dell’intero budget, per film che poi al Box Office risultano con un incasso notevolmente irrisorio.

 

Un’affermazione parzialmente condivisibile, che apre non poche riflessioni soprattutto in merito alla selezione pubblica dei progetti e, che accende un faro sui compensi generalmente previsti per alcune figure topiche del film.

 

Dopo uno stallo del sistema cinema che dura da oltre un anno, la riforma è arrivata sotto bozza di decreto e, proprio da Cannes, in diretta dal festival, la sottosegretaria Lucia Borgonzoni rilascia un’intervista alla giornalista del Messaggero Ilaria Ravarino, nella quale afferma: «Il tax credit prima lo davamo a chiunque, e in mezzo a prodotti di grande qualità, ci ritrovavamo anche tante opere che non vedeva nessuno. Sono soldi degli italiani e non possiamo continuare a drogare il mercato con film che non trovano spazio, né ai festival né nel circuito commerciale»  

 

Nonostante il cinema italiano negli ultimi tre anni, post pandemia, abbia goduto di un periodo d’oro che ha visto set di produzione italiani ed esteri sparsi ovunque da Roma al resto del Paese, nell’ultimo anno l’intero settore ha subito una forte impasse. È inutile spiegare che i set che si vedono in giro, sono progetti nati e strutturati circa due anni fa, per essere oggi in fase cosiddetta green-light e quindi di riprese in corso.




Le categorie e le sigle del settore hanno sollecitato e denunciato continuamente questo stallo, teniamo presente che tanto per fare un esempio, i risultati dei selettivi dell’ultima finestra 2023 (Ottobre 2023) sono arrivati tra Aprile e Maggio 2024, ad oggi non sappiamo ancora quando si apriranno i selettivi per l’anno in corso per quali sezioni e con quali finestre, non ci sono finestre aperte per i contributi automatici da Aprile 2022, mentre la ripartizione del nuovo Tax Credit è stata annunciata solo con questa bozza di decreto, il 12 Aprile. Per riavviare la produzione di opere per il cinema e l’audiovisivo, e soprattutto quelle di produzioni estere in Italia, che a scanso di imprevisti, vedremo su piccolo e grande schermo fra due anni, le regole su quali, quanti e come saranno distribuiti i fondi pubblici, andrebbero sancite, senza ulteriori dilazioni, al più presto.   

 


Il 5 aprile, 23 sigle tra associazioni e collettivi del settore cinema si riuniscono al cinema Adriano di Roma, per protestare contro il Governo con una manifestazione dal titolo “Vogliamo che ci sia ancora un domani”. Oggetto della manifestazione era una richiesta di riforma del TUSMA, il sollecito sul nuovo Tax Credit, la protesta contro il blocco dei contributi automatici, quello dei selettivi e la contestazione verso la visione distorta e “punitiva” continuamente esternata da Gennaro Sangiuliano e Lucia Borgonzoni nelle loro dichiarazioni.

 

Il giorno prima, il 4 Aprile, la sottosegretaria Lucia Borgonzoni emana un comunicato polemico rivolto proprio alle sigle del settore, nel quale si dice “sorpresa” dalle affermazioni fatte da alcune associazioni che operano nel cinema, e snocciola cifre stanziate per il comparto nettamente superiori – a suo dire - a quelle del 2016 (riferimento alla Legge Franceschini che però anno dopo anno, ha portato il fondo a cifre nettamente più alte rispetto a quelle stanziate oggi nella bozza di Decreto 145/2024)

 


A distanza di due mesi, il 4 Giugno, visto il fermo delle produzioni cinematografiche, le quali senza determinatezza sul Tax Credit non osano avviare produzioni, A Roma, Torino e Palermo, i lavoratori del cinema scendono in piazza al grido “Siamo ai titoli di coda”, per protestare contro l’inerzia del governo e per chiedere tutela e assistenza che li protegga da questi lunghi periodi di fermo occupazionale, insieme al rinnovo del loro contratto collettivo che non viene rinnovato da dal 1999. 

 

In un quadro tutt’altro che ottimista per uno dei più importanti settori produttivi italiani, già fortemente penalizzato durante la pandemia, siamo felici di sapere che i “soldi degli italiani” non saranno sprecati. Andiamo a vedere come saranno impiegati e a chi verranno destinati.

 

Prima domanda, cos’è il Tax Credit? Senza voler parlare solo agli operatori del settore, il Tax Credit è il credito d’imposta, ovvero un sostegno finanziario pubblico alle imprese del cinema e l’audiovisivo, per compensare le imposte di Stato con i crediti maturati sulle spese sostenute.

 

Perché il cinema italiano ha bisogno di un buon Tax Credit? 

 

Perché un’impresa cinematografica non riesce a coprire i costi di produzione delle opere basandosi sul solo incasso del Box Office (ovvero il pubblico pagante). Se considerassimo il Box Office come il principale metro di giudizio per la qualità meritoria dell’opera, al cinema vedremmo ben pochi film di qualità e spessore e molti più film di puro intrattenimento. Eccezion fatta per il film campione d’incassi C’è ancora domani di Paola Cortellesi, che si staglia nel panorama generale come una mosca bianca assoluta, avendo contribuito con i suoi 44 milioni di incasso in Italia, per circa il 36% all’incasso totale del Box Office di produzione italiana e di co-produzione per il 2023. E che nonostante il merito dell’autrice e dell’opera, è diventato un “successone” principalmente sull’onda trascinante di fidelizzazione della fan-base della regista. 

 

Il mercato italiano è ricco di talenti unici ma troppo piccolo per riuscire a competere con i soli fondi privati sui mercati internazionali. La lingua italiana non è internazionale, e le opere spesso hanno bisogno di doppiaggio per viaggiare sugli schermi oltre frontiera, inoltre il mercato della distribuzione gioca un ruolo fondamentale e di enorme potere nella catena di finalizzazione dei progetti cinematografici.

 

Ma quali sono stati fino a oggi i film che potevano essere coperti dal finanziamento pubblico, fino a quasi il cento per cento del loro budget? Solamente i cosiddetti film “difficili”, ovvero opere con un costo complessivo che non superava i 2,5 milioni di euro. Tutte le altre opere potevano usufruire di una copertura del fondo pubblico solo al 50 % del loro budget. 

 

Il fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo previsto dal decreto 145/2024 ammonta oggi a 696.034.750,00, fino al 2023 il fondo era composto da 746.034.750,00 quindi, c’è stato un taglio di 50 milioni.

 

Il Tax Credit Generale secondo gli artt. 15-20 del decreto avrà 412.703.707,50 ovvero 130 milioni in meno rispetto allo scorso anno.

 

I contributi automatici (artt.23 -24) ammontano a soli 21.321 milioni rispetto ai 40.000.000 del 2023.

 

I contributi selettivi (art.26) raggiungono invece gli 84.300.000 quindi quasi il doppio della cifra di 46.000.000 del 2023.

 

I contributi alla promozione (art.27) ricevono un fondo di 136.829.000

 

Finalità di cui all’art.27 comma 1 lettera I riceve 20.881.042,50

 

Potenziamento circuito sale (art.28) 20.000.000 

 

Contributi alle attività e alle iniziative di promozione cinematografica ed audiovisiva ricevono 136.829.000 erano 95.953.707,50 nel 2023

 

Il Tax Credit per le imprese di produzione 2024 prevede 181.000.000 di euro, erano 304.000.000 nel 2023. Questi fondi per le imprese di produzione 2024 seguono la ripartizione prevista dalla Legge 220/2016 (Legge Franceschini) che sarà la seguente: 

 

-   60.000.000.00 andranno alle opere di produzione cinematografica (erano 100.000.000 nel 2023)

-   109.000.000.00 per le opere di produzione televisiva e le opere web (erano 180.000.000.00 nel 2023)

-   12.000.000.00 a contenuto audiovisivo e videoludico (idem nel 2023)

-   40.000.000.00 per attrazione in Italia di investimenti cinematografici e audiovisivi (erano 48.000.000.00 nel 2023)

-   35.000.000.00 per le imprese di distribuzione (erano 30.000.000.00 nel 2023)

-   9.703.707,50 per il credito d’imposta alle imprese non appartenenti all’industria cinematografica di cui all’art.20 L.220/2016 (Tax Credit Esterno) in esecuzione alla Sentenza del Consiglio di Stato, sezione VI, n.10418 del Dicembre 2023

 

Analizziamo il dato positivo dei contributi selettivi per il 2024, che prevedono come dicevamo sopra un fondo quasi raddoppiato rispetto al 2023, del valore di 84.300.000 euro, vediamo come verranno ripartiti:

 

-   Scrittura di sceneggiature di opere cinematografiche, televisive e web 1.200.000 (identico al 2023)

 

-   Sviluppo di opere cinematografiche, opere televisive, web e videogiochi 3.000.000 di euro (idem 2023)

 

 

-   PRODUZIONE di opere su personaggi e avvenimenti dell’identità culturale italiana riceve un fondo di 52.000.000 (categoria mai esistita prima)

 

-   Opere cinematografiche di giovani autori riceve un fondo di 7.800.000 (erano 6.000.000 nel 2023)

 

 

-   Documentari 3.600.000 (nel 2023 3.300.000)

 

-   Cortometraggi 900.000 (fino al 2023 era un fondo accorpato a quello dei documentari)

 

 

-   Opere di animazione ricevono 4.800.000 euro (uguale al 2023)

 

-   Opere cinematografiche DIFFICILI, con modeste risorse finanziarie o di particolare qualità artistica riceve 0 euro (erano 19.500.000 nel 2023)

 

Quali saranno le modalità di distribuzione dei fondi, e secondo quali criteri?

 

Opere cinematografiche oltre i 52 minuti:

 

Viene introdotta una novità, all’art. 1 troviamo la definizione di primarie società di distribuzione, ovvero tutte quelle società di distribuzione che rientrano nelle prime venti società, in termini di incassi realizzati nelle sale cinematografiche sulle opere da esse distribuite nelle due annualità precedenti, rispetto all’anno di riferimento.

Alla tabella 7 vengono elencate come tali:

 

-   Warner Bros Italia S.p.a

-   Walt Disney S.M.P. Italia

-   Universal S.r.l

-   Vision distribution

-   Eagle Picture S.p.a

-   01 Distribuzione

-   Medusa Film S.p.a

-   Lucky Red distribuzione

-   I Wonder Pictures S.r.l

-   Nexo Digital

-   Plaion Pictures

-   Bim Distribuzione

-   Notorius

-   Teodora Film

-   Indipendenti Regionali

-   Adler Entertainment

-   Vertice 360

-   Movies Inspired

-   Wanted Cinema

-   Officine UBU

-   Altri

 

 

Tra i costi eleggibili rientrano i costi del personale e delle figure professionali disciplinati dai contratti collettivi nazionali entro l’importo previsto da detti contratti, incrementato massimo del 20%

*Si applica in caso di contrati collettivi nazionali, solo a quelli stipulati o rinnovati a partire dal primo Gennaio 2019 (restano quindi esclusi i contratti collettivi nazionali del settore non rinnovati dal 1999).

 

Una new entry sono le spese di istruttoria per ogni domanda avanzata, con quote diverse a seconda del budget del film.

 

Le opere cinematografiche di durata superiore ai 52 minuti, possono avanzare domanda di Tax Credit, solo se sono in grado di documentare una copertura finanziaria privata del progetto pari al 40% del totale.

 

Inoltre, occorre aver già sottoscritto un accordo vincolante con una primaria società di distribuzione tra quelle elencate dal Ministero, con determinati requisiti, quali ad esempio per opere con costi inferiori o pari a 3.500 milioni, devi dimostrare di aver effettuato un investimento non inferiore ai 90 mila euro e garantire una proiezione del film per la durata di 7 giorni con due proiezioni quotidiane in orari pomeridiani e serali in almeno 70 schermi.

 

Per le opere con un costo superiore ai 3.500 milioni occorre dimostrare un adeguato piano di investimenti non inferiore ai 300 mila euro, e garantire una proiezione su grande schermo di 7 giorni in orari pomeridiani e serali su almeno 100 schermi.

 

 

Sono altresì ammissibili le opere cinematografiche che abbiano ricevuto almeno un contributo selettivo nell’anno 2024, oppure un contributo da parte di organismi sovranazionali.

Per tali opere dev’essere soddisfatta una circuitazione cinematografica specifica, ovvero:

-   Per le opere con costo superiore a 3.500 milioni, l’investimento in promozione da dimostrare non dev’esse inferiore ai 200 mila euro, con tre proiezioni giornaliere in orari pomeridiani e serali, su almeno 100 schermi.

-   Per le opere con un costo pari o inferiore ai 3.500 milioni occorre un numero di proiezioni pari a 240 in tre mesi. 

-   in alternativa per le opere di costo inferiore al 1,500.000,00 occorre essere stati selezionati in una delle sezioni previste da un Festival di rilevanza internazionale individuati in apposito decreto ministeriale, con un fornitore di servizi media completo dei requisiti individuati nel medesimo decreto. 

-   *per il produttore indipendente originario la domanda al Tax Credit è ammissibile a condizione che dimostri di aver partecipato al costo dell’opera in misura equivalente al tax Credit richiesto, e che conservi in Italia e nel resto del mondo, l’effettiva e piena disponibilità dei diritti di elaborazione creativa acquisiti. 

 

Opere TV e Web oltre i 52 minuti:

 

L’aliquota del Tax Credit varia dal 25 al 35%, a seconda dei diritti che il produttore trattiene.

-   Sono ammissibili opere TV e web prodotte da produttori indipendenti originari, in grado di comprovare con adeguata documentazione inviata al DGCA una copertura pari al 50% del costo dell’opera. Non rileva al tal fine il credito d’imposta.

-   Che abbiano sottoscritto un contratto di distribuzione con un’emittente televisiva nazionale.

-   O che in alternativa abbiano sottoscritto un accordo per la cessione dei diritti SVOD con un fornitore di media televisivi soggetto alla giurisdizione italiana o che abbia responsabilità editoriale dell’offerta rivolta al pubblico italiano, avente un fatturato di almeno 5 milioni di euro in Italia.

-   Inoltre, le emittenti televisive o il broadcaster di cui sopra, in caso di associazione produttiva deve partecipare per il 20% alla produzione, o in caso di preacquisto o licenza deve aver pagato il 20% del costo dell’opera.

-   Sono altresì ammissibili le opere tv e web destinatarie di un contributo selettivo secondo i parametri della legge 220/2016, o un contributo di un organismo sovranazionale. Per tali opere valgono in ogni caso i requisiti di cui sopra.

 

Per di documentari:

-   Occorre comprovare la copertura del 30% della produzione

-   Aver sottoscritto per la diffusione dell’opera un accordo con una delle società primarie di distribuzione previste dal Ministero, o con un’emittente televisiva nazionali, o con una piattaforma con un fatturato in Italia di almeno 5 milioni di euro. L’emittente o il broadcaster deve comunque partecipare in coproduzione con il 20%.

 

Per i Cortometraggi è previsto il medesimo iter individuato per i documentari, senza considerare che sono opere di esordio molto fragili nella potenzialità di distribuzione, difficili da promuovere, anche e soprattutto per il target di destinatari.

 

A conti fatti, sulla base di questa bozza, salta immediatamente agli occhi la discriminazione che subirebbero i piccoli film, le piccole imprese di produzione e distribuzione, come gli autori meno affermati, nella loro legittimità ad essere ammessi alla fruizione dei fondi pubblici senza dover scalare le montagne. 

 

Di fatto non sembra che “i soldi degli italiani” in questo decreto vengano salvaguardati, ma piuttosto che vengano destinati a un elitario e selezionato gruppo di imprese di distribuzione con un solido fatturato, e già abbastanza forti sul mercato internazionale per avere bisogno di un sostegno pubblico. 

 

È vero, nell’analisi dei dati, emerge con chiarezza che ci sono stati film prodotti con lauti finanziamenti pubblici, i quali si sono rivelati dei flop in sala. Ma questo è vero, a ben vedere, anche per opere distribuite da grosse imprese di distribuzione, per film diretti da registi noti, affermati e premiati.

 

Qualche esempio?

 

-   L’immensità di Emanuele Crialese, opera intensa e pregevole, prodotto dalla Warner Bros costato 14.646.84 milioni di euro ha ricevuto un tax credit di 5.16.998,11 un contributo selettivo di 490 mila euro e ha incassato al Box Office 847.896 mila euro.

 

 

-   Finalmente l’alba di Saverio Costanzo prodotto da WildeSide costato 25.474.832,22 ha ricevuto un tax credit di 9.000.000. un selettivo d 450.000 e ha fatto un incasso al box office di 407.000 euro.

 

-   Comandante di Edoardo De Angelis, prodotto da Indigo Film, costo complessivo 15.629.671,30 tax credit 5.213.744,00 un selettivo da 25.000,00 incasso Box Office 3.6 milioni

 

-   Enea di Pietro Castellitto prodotto da The Apartment costo complessivo 8.494.060,00 tax credit ricevuto 3.037.555, 20 Box Office di 1,2 milioni di euro

 

Senza continuare l’infinita lista di esempi di film italiani che hanno ricevuto una magra consolazione al Box Office, nonostante l’investimento pubblico e a volte l’eco ricevuto dai numerosi premi vinti o la partecipazione a Festival di rilevanza internazionale, dobbiamo sottolineare che nella classifica Box Office del 2023/2024, nelle prime dieci posizioni solo un film è italiano ed è C’è ancora domani di Paola Cortellesi. 

 

Siamo davvero sicuri che “i soldi degli italiani” siano oculatamente impiegati con questa bozza di decreto, o sia necessaria, invece, prima di partorire una legge così importante, una migliore analisi dei dati e, magari, anche uno studio più dettagliato sul mercato dei diritti d’autore?



*Intervista al Ministro Gennaro Sangiuliano alla festa dell'innovazione del Foglio:


https://www.youtube.com/watch?v=QLHqaUgqGY8